Smaltimento dell’amianto: cosa accade dopo la rimozione?
È
risaputo, l’amianto è un materiale pericoloso per la salute
dell’uomo e per decenni è stato ampiamente utilizzato in molti
settori, principalmente in quello dell’edilizia.
Anche
se da ormai più di vent’anni in
Italia è illegale il suo utilizzo,
molti edifici soprattutto datati, riscontrano la presenza di questo
componente tra i materiali di realizzazione.
Durante
la ristrutturazione di vecchie case o edifici è fondamentale attuare
una verifica, con il supporto di esperti del settore, della presenza
di questo pericoloso materiale e, se presente, farlo rimuovere da
professionisti.
L’amianto
esiste sotto varie forme,
compatto, friabile, eternit, e può essere contenuto in diverse parti
o componenti dell’edificio. Attraverso tecniche specifiche per le
differenti situazioni esso viene rimosso e, successivamente, smaltito
come rifiuto pericoloso.
Il
percorso dell’amianto dopo l’estrazione dagli edifici.
Con
il termine smaltimento
si
fa quindi riferimento a quella attività di rimozione dell’amianto
da un edificio di qualsiasi natura. Il termine indica, per la
precisione, la destinazione ultima prevista per il prodotto
finale, ma viene oggi utilizzato dai proprietari di immobili per
intendere anche il processo di rimozione amianto dal proprio
edificio.
Il
processo di smaltimento dell’amianto è sottoposto ad una
regolamentazione stringente atta a creare un iter virtuoso che
permette una sicura rimozione del materiale fino ad uno stoccaggio in
luoghi idonei.
Le
discariche che si occupano di smaltire questo materiale sono quelle
in grado di accogliere R.C.A
(rifiuti contenenti amianto). Esse
devono possedere delle caratteristiche peculiari per svolgere questa
funzione:
- il deposito deve avvenire direttamente all’interno della discarica in celle appositamente ed esclusivamente dedicate;
- il deposito deve essere effettuato in modo tale da evitare la frantumazione dei materiali;
- deve essere evitata la dispersione di fibre;
- la zona di deposito deve essere coperta con materiale appropriato sia quotidianamente che prima di ogni operazione di compattazione e, se i rifiuti non sono imballati, deve essere regolarmente irrigata;
- nella discarica o nell’area non devono essere svolte attività, quali le perforazioni, che possono provocare una dispersione di fibre;
- deve essere predisposta e conservata una mappa indicante la collocazione dei RCA all’interno della discarica o dell’area;
- nella destinazione d’uso dell’area dopo la chiusura devono essere prese misure adatte a impedire il contatto tra rifiuti e persone;
- nella copertura finale dovrà essere operato il recupero a verde dell’area di discarica, che non dovrà essere interessata da opere di escavazione ancorché superficiale.
Proprio
a causa di questi criteri da rispettare non
sono molte le discariche abilitate allo smaltimento dell’amianto:
nell’intero territorio nazionale se possono contare all’incirca
20.
Molte regioni non ne possiedono nessuna, e non hanno in progetto per
il futuro di dotarne il proprio territorio.
I
centri di stoccaggio,
invece, luoghi di passaggio dove l’amianto viene portato prima
della destinazione finale, ovvero la discarica, sono numerosi: più
di 550 in Italia.
Un
numero davvero irrisorio al fronte di tutto il materiale contenente
amianto che si richiede di smaltire. Il dato più allarmante,
tuttavia, rimane quello delle discariche capaci di smaltire l’amianto
più pericoloso, ovvero quello friabile.
In Italia ne esiste
solo una, ubicata in Piemonte.
Secondo
L’Inail, infatti, il numero di discariche capaci di accogliere e
smaltire amianto in Italia è insufficienti e quelle esistenti sono
mal distribuite nel territorio nazionale, lasciando scoperte ampie
zone.
Cosa
succede all’amianto in eccesso per le discariche italiane?
La
quantità di amianto che non è possibile smaltire in Italia viene
necessariamente trasportata
verso le discariche estere,
in particolare verso la Germania.
Questo
processo, tuttavia, ha diverse conseguenze negative, tra le quali un
aumento dei costi dello
smaltimento dovuto ai
costi di trasporto e un aumento
della pericolosità di
questo materiale in viaggio per centinaia e migliaia di chilometri.
Quale
processo segue l’amianto per essere smaltito?
L’amianto,
quando passa da un centro di stoccaggio a una vera e propria
discarica attrezzata, subisce un trattamento chiamato vetrificazione.
Il
processo consiste in un trattamento del materiale a temperature
maggiori di 900° utilizzando la tecnologia delle torce
al plasma.
Alla
fine di tale trattamento, detto anche inertizzazione,
l’amianto viene riciclato, appunto, come materiale inerte.
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di P&P garantiamo un’esperienza ventennale nella bonifica di
edifici contenenti amianto: siamo al tuo fianco in tutto il percorso,
dal sopralluogo allo smaltimento.
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